Leopardi antiromantico

Giacomo Leopardi è un lirico assolutamente moderno e allo stesso tempo del tutto estraneo alla linea Romanticismo-Simbolismo. Non è contro l’Illuminismo, ma è un continuatore e questo ne fa un personaggio unico, appartato, solitario. La storia poetica dell’Ottocento italiano si è dunque svolta in modo del tutto indipendente da lui.
Il pensiero filosofico e poetico di Leopardi ama svolgersi per opposizioni binarie senza sintesi. Questo implica uno schiacciamento di una parola sull’altra, come nel caso della natura malvagia che perseguita tutto e tutti sempre, senza più distinzione fra antichi e moderni e fra i più o i meno civilizzati.
Nel Discorso di un italiano, per esempio, Leopardi scrive che “la natura non si palesa ma si nasconde” ed è una frase che può anche avvicinarsi a certe atmosfere romantiche. Cinque anni dopo, il 22 maggio 1823, subito prima del Dialogo della Natura e di un Islandese, Leopardi scriverà nello Zibaldone che “la natura ci sta tutta spiegata davanti, nuda e aperta”, cioè l’esatto contrario della concezione romantica della natura come mistero e inconoscibilità. E’ in gioco in Leopardi la fiducia nella capacità della ragione di andare a fondo in tutto ciò che nella natura è “tutto spiegato”.
Leopardi antiromantico è diviso in tre parti: saggi generali che riguardano aspetti complessivi del pensiero e della prassi poetica di Leopardi, altri saggi su alcune costanti della lingua e della metrica dei Canti e tre letture di testi poetici fra i più significativi ed efficaci.
Un libro elegante e ricco, rigoroso e costantemente aperto.

Pier Vincenzo Mengaldo è nato a Milano nel 1936. E’ stato allievo di Gianfranco Folena, con cui si è laureato. E’ un critico letterario nato come filologo e storico della lingua. Ha insegnato fino a pochi anni fa all’Università di Padova.


Pier Vincenzo Mengaldo

Leopardi antiromantico
Saggi
Il Mulino
2012

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