Il partigiano Johnny di Citati

Pietro Citati scrive che “ciò che affascina nel Partigiano Johnny è, in primo luogo, la vastità e l’immensità dello spazio. Immaginiamo che tutto il mondo reale sia qui, come ci accade quando percorriamo con Faulkner la contea di Yoknapatawpha, o con Hardy la brughiera del Wessex. Non c’è altro che Langhe: ma le Langhe, dilatate, folte e imperscrutabili, sono il mondo. Alba sembra una grande città: intorno a lei, i fiumi e i torrenti che sovente allagano le rive, le colline, i boschi, le boscaglie, le radure, le cascine, i casali, i granai, le stalle, tutte le ore vissute dal sole, le nebbie rade o foltissime, i venti scatenati sui boschi, le forme delle nuvole e della nuvolaglia, le luci splendenti o corrotte, le strade, i sentieri, le tombe degli uccisi, i profumi delle erbe e degli alberi – e ogni particolare viene rappresentato con un’estrema minuzia, quasi con il pennello di Van Eyck o di Bellotto.”
Assolutamente da leggere l’opera di Fenoglio, se non altro per quello che ne scrive Pietro Citati.

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