Solo ascoltando con il cuore si può capire la forza che possono avere certe parole in grado di curare…
Leggo Rainer Maria Rilke nella prima delle sue Elegie duinesi dedicate agli angeli e a temi come l’identità di vita e morte, momenti dello stesso processo del divenire in un’eterna metamorfosi…
Voci, voci. Ascolta, mio cuore, come solo
i santi sapevano ascoltare: loro che l’enorme
chiamata
sollevava da terra, ma loro restavano in ginocchio,
impossibili, senza badare:
così loro ascoltavano. Non che di Dio tu potresti
sostenere la voce, lungi da ciò. Ascolta, invece, ciò
che spira
come un soffio, l’incessante messaggio che nasce
dal silenzio.
Sono parole importanti, multiformi, composite, eterogenee.
Saper ascoltare è premessa che rende possibile trovare ascolto. Lo conferma – lo scrive Rilke – l’esperienza dei santi che hanno trovato la loro più grande forza proprio votandosi all’immenso silenzio.
E poi è nella ‘verginità’ dell’udito che ogni senso si fa nuovo. Solo così l’ascoltare può diventare sapore, vista, tatto, olfatto…